Il Mattino di Padova -

«Rischio geopolitico la sfida più grande per le imprese»

«Quello geopolitico è il più grande rischio che oggi ci troviamo a dover affrontare come imprenditori». Emma Marcegaglia in collegamento video al Festival Città Impresa di Vicenza apre così il suo intervento al Cuoa di Altavilla Vicentina. Tra i nodi critici del dibattito, la tensione tra Cina e Taiwan emerge come simbolo delle fratture globali. E allargando lo sguardo a scenari di crisi più ampi i fronti aperti sono molteplici e instabili: da Russia-Ucraina a Israele-Palestina, fino alle turbolenze nel Mar Rosso causate dagli Houthi. Con un occhio alle prossime elezioni, che vedranno due terzi della popolazione mondiale alle urne nel 2024.
Nel dettaglio, Marcegaglia ha distinto le posture internazionali di Russia e Cina. La Russia descritta come un «ormai fuori da ogni logica internazionale, un paese dove non esiste più una regola». La Cina, sebbene presenti sfide legate al suo regime non democratico e a limitazioni nella cooperazione in certi settori, resta invece un interlocutore importante. «È evidente che se intendesse invadere Taiwan tutto ciò finirebbe».
La diversa considerazione tra Russia e Cina delineata da Marcegaglia ha visto allineato anche Enrico Marchi, presidente di Save, Banca Finint e Gruppo Nem (editore anche di questo giornale), sul palco del confronto. «La geopolitica è un fattore fondamentale per lo sviluppo della nostra economia nel futuro» ha esordito Marchi. «La sfida mondiale è tra democrazie e autocrazie. Se guardiamo a India, Cina, Russia, al grande gioco mondiale, penso ci sia una debolezza dell’Europa, che è una grande incompiuta» ha aggiunto. «Quando la Francia votò contro la difesa comune credo si sia determinato uno stop al disegno europeo».
Una debolezza rispetto ad altri paesi internazionali come gli Stati Uniti «perché ogni paese tende a difendere i propri interessi, senza essere disposto a pagare il prezzo che invece richiederebbe una Grande Europa», ha aggiunto riferendosi al veto dei paesi frugali sugli eurobond. Senza una visione sul destino comune, avverte Marchi, «rischiamo di ridurre il più grande mercato di libero scambio mondiale in un insieme di burocrati».
La discussione ha poi toccato il tema spinoso delle imminenti elezioni americane, con Marchi e Marcegaglia concordi nel ritenere una possibile vittoria di Donald Trump come catalizzatore di un’ulteriore spinta verso l’isolazionismo e il protezionismo da parte degli Stati Uniti. Un esito che, tuttavia, potrebbe spingere l’Europa a una maggiore indipendenza, in particolare sul fronte della difesa.
Maria Cristina Piovesana, presidente di Alf ed ex vicepresidente nazionale di Confindustria, presente all’evento, ha condiviso preoccupazioni simili riguardo alla dipendenza europea, evidenziando come l’Europa, delegando difesa, energia e produzione, si sia trovata schiacciata in relazioni complicate. Ha sottolineato come «scegliere di delegare la propria difesa agli Stati Uniti ha portato alla situazione attuale», in cui l’Europa è costretta a «dover riconsiderare e rafforzare le proprie capacità difensive». Ha criticato anc he la dipendenza energetica da Russia e paesi arabi e la scelta di aprire i mercati a prodotti a basso costo dall’Asia.
Sulla questione energetica è intervenuto anche Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità Portuale di Trieste, secondo il quale il settore petrolifero sta registrando una crescita a doppia cifra, contrapposta a performance non positive nel settore dei container. Quest’ultimo fenomeno è attribuito alla crisi scatenata dalle azioni dei ribelli Houthi nel Mar Rosso, che ha perturbato in modo significativo le rotte commerciali che interessano Trieste.
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