Corriere del Veneto / di Andrea Alba
«La prossima legislazione europea sarà diversa, per la prima volta sembra essere entrato nel quadro europeo lo spirito vero della politica, anche con idee diverse e confronti duri. E si sviluppa per la prima volta su temi transnazionali, non solo in Italia. Quindi – ha sottolineato Moavero – forse finalmente è nato lo “spazio politico europeo” auspicato in passato. Ma il risultato delle elezioni non sarà radicalmente diverso: è probabile che le due principali famiglie politiche, socialdemocratici e popolari, non avranno più la maggioranza assoluta. La governance verrà creata con l’apporto di altre forze politiche, forse i liberali o i verdi». Il ministro, rispondendo alle domande degli imprenditori, ha auspicato una stagione di «cambiamento dell’architettura istituzionale europea, ferma agli anni ‘50», ma allo stesso tempo ha ribadito alle imprese l’importanza dell’unione doganale e del mercato unico comunitario. «È la grande ricchezza europea. Le istituzioni comunitarie vanno modernizzate, ma come si fa a pensare seriamente di rinunciare a un mercato comune di oltre 500 milioni di persone? – si è chiesto il ministro – Ci sono nuovi cantieri europei in vista: le energie, il mercato infrastrutturale, il digitale, l’unione dei servizi anche finanziari. A mio avviso non sono delle sfide, ma delle opportunità gigantesche. Come è stato in passato». Sul tavolo è stato posto anche il tema dell’inefficacia delle risposte europee in termini di migrazione dalla «frontiera» del Mediterraneo. Sul punto il ministro ha replicato concordando sull’ «incapacità dell’Ue di fare il proprio dovere in tema di migrazioni, lo vediamo da anni». Moavero ha ribattuto però anche con un invito alle stesse aziende: «Bisogna investire nei Paesi da cui partono i migranti, ma questi sono Stati che hanno grande fame di “Italia”, di artigianato e attività italiane. Invito a guardare anche a questi mercati e interlocutori».