Gli industriali del food bocciano la «legge Pernigotti»

Corriere della Sera / Dario Di Vico

La proposta di legge sovranista sui brand storici definita «Pernigotti» dal vicepremier Luigi Di Maio e caldeggiata anche da Matteo Salvini non piace agli industriali italiani del food. La bocciatura è netta.

Dopo una lunga riflessione in casa confindustriale è stato il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, a mettere nero su bianco la posizione degli imprenditori. «La proposta persegue obiettivi condivisibili, laddove vuole proteggere il made in Italy e preservare il patrimonio di cultura d’impresa e territoriale — sostiene Vacondio —, tuttavia è necessario procedere con estrema cautela». Il motivo è duplice: «Si tratta di norme che stabilendo una sorta di controllo del governo sull’attività di impresa fanno emergere rischi di illegittimità costituzionale e suscitano perplessità giuridiche in relazione al rispetto della disciplina del marchio d’impresa a livello internazionale e di mercato Ue». Se si vuole operare con costrutto, aggiunge Vacondio, «va trovato un punto di equilibrio che lasci impregiudicata la possibilità per le imprese di adeguarsi alle esigenze dei mercati globali». Insomma se si vuole affrontare la vexata quaestio delle delocalizzazioni Federalimentare chiede «un approccio di ampio respiro», che renda il Paese attrattivo per gli investimenti esteri e al contempo più competitive le imprese nazionali «evitando che diventino terra di conquista».

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