Chi l’avrebbe detto solo qualche anno fa che i processi di globalizzazione potessero arrestarsi e essere soggetti a trasformazioni così profonde? Che questo, dopo le numerose crisi che stanno coinvolgendo la superpotenza orientale, come ha scritto Danilo Taino alla fine non sarà il «secolo cinese»? Che l’Unione europea, per sua natura votata al libero mercato, alle soglie delle prossime elezioni avrebbe intravisto la possibilità di virare verso il protezionismo? Che la Germania, locomotiva economica dell’Europa, sarebbe caduta in recessione e avrebbe visto vacillare il suo ruolo di leadership? Insomma, a simili scossoni non era pronto nessuno. Non lo erano nemmeno le imprese più brillanti, le nostre Champions, che pure sono in grado di crescere grazie alla loro capacità di guardare alle sfide di medio-lungo termine e di prepararsi con anticipo ad affrontarle. D’altra parte ogni difficoltà inaspettata, anche la più drammatica, impone di reinventarsi, e questo le imprese d’eccellenza sanno farlo benissimo.
La domanda è: come? E quali sono gli scenari possibili per il futuro, quali le strategie da mettere in atto per restare solidi? Da qui parte la riflessione della prossima edizione del Festival Città Impresa, promosso da ItalyPost e L’Economia del Corriere della Sera, che si terrà a Vicenza da venerdì 22 a domenica 24 marzo sotto il titolo: «Nuovi equilibri geopolitici, nuove strategie per crescere».
Nell’arco della tre giorni, con i 200 relatori che interverranno nei 60 eventi in agenda, il Festival proverà dunque a mettere assieme tutti i pezzi di una realtà sempre più frammentata per comprenderne, in primis, gli impatti sul mondo economico. Ci aiuteranno imprenditori d’eccellenza come Emma Marcegaglia, il presidente di Federmeccanica Federico Visentin, Riccardo Illy e Matteo Marzotto, e poi ancora Alessandro Banzato di Acciaierie Venete, Mauro Fanin di Cereal Docks, Cristina Zucchetti dell’omonimo gruppo, Pietro Geremia di San Marco Group, Albino Tonazzo di Kioene. Accanto a loro, a comporre il quadro saranno economisti del calibro di Gregorio De Felice (il Chief Economist di Intesa Sanpaolo introdurrà la tre giorni con un’analisi macroeconomica condotta ad hoc per il Festival), Francesco Giavazzi, Elsa Fornero e Carlo Cottarelli, oltre a protagonisti dello scenario politico, culturale e sociale come Vito Mancuso, Angelo Panebianco, Marco Bentivogli, Francesco Rutelli, Aldo Bonomi, Alessandro Aresu (per citarne solo alcuni). A loro il compito di intervenire sui temi che, oltre al fronte geopolitico, riguardano da vicino le imprese: dall’intelligenza artificiale e la sua conciliazione con il lavoro dell’uomo, alle dinamiche inflattive; dalla preoccupante curva demografica che vede l’Italia diventare un Paese sempre più vecchio, alle possibili sinergie (ma pure contrasti) fra Milano e la piattaforma padana. Si rifletterà sul ruolo delle multi-utilities, che fronteggiano la sfida del «conciliare la remunerazione del capitale con l’investimento in progetti di sviluppo territoriale» come scrive il sociologo Bonomi; e poi sull’occupazione femminile, al centro del libro Donne e lavoro. Rivoluzione in sei mosse della giornalista del Corriere Rita Querzé. Dell’equità di genere nel mondo del lavoro, che non si presenta solo come un valore ma come un vero e proprio elemento di competitività per le imprese e per la crescita del Paese, Querzé dibatterà con Elena Bonetti, Susanna Camusso e Tiziano Treu.
Il Festival affronterà anche l’ineludibile tema del passaggio generazionale, altro tasto delicato ma fondamentale per le aziende che danno vita al nostro capitalismo familiare, e avrà (tra le tante) una sezione dedicata ai processi e alle performance. Senza dimenticare l’appuntamento con la selezione della cinquina finalista del Premio Letteratura d’Impresa. Perché se l’abitudine degli imprenditori d’eccellenza è spesso quella di lavorare a testa bassa, oggi conta sempre di più anche il sapersi raccontare per farsi conoscere. E leggere per conoscere gli altri.