L'Eco di Bergamo -

«Attrarre capitali contro i nuovi dazi»

«Negoziare», questa è la parola che ritorna più e più volte fra i protagonisti del dialogo «Crescere nell’era dei nuovi dazi» ospitato ieri al Parco scientifico e tecnologico Kilometro Rosso nella cornice del Festival dei territori industriali «Città Impresa». Protagonisti del dibattito condotto dal giornalista Lello Naso, erano Giovanni Tria, presidente della Fondazione Enea Tech e Biomedical, già ministro dell’Economia e delle Finanze, Federico Visentin, presidente di Mevis, di Fondazione Cuoa e di Federmeccanica, Roberto Vavassori, presidenteANFIA, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica e Paolo Poma, vicepresidente della Camera di Commercio Italo- Germanica e amministratore delegato e direttore finanza diAutomobili Lamborghini. In prima fila ad ascoltarli Alberto Bombassei, presidente emerito di Brembo, di cui è stato ricordato il merito nella costruzione efficace del piano industria 4.0. Il punto di partenza della discussione è la politica dei dazi commerciali. Da una parte quelli annunciati da Trump, pronto a prendere perla seconda volta la presidenza degli Stati Uniti, dall’altra quelli minacciati dalla Cina in risposta all’Unione Europea ed ai suoi dazi sulle auto elettriche. «Indubbiamente c’è grande preoccupazione, anche perché il dazio è un fenomeno esogeno al mondo delle imprese contro cui le aziende devono combattere» spiega Federico Visentin che poi accenna un altro grande tema che aleggia durante la mattinata, ovvero lo sgretolarsi dei tempi e modi della transizione ecologica che, di fronte all’aumento di prezzi e costi, diventa un caposaldo da far vacillare. Se Visentin sottolinea: «Dovremo fare i conti con le ideologie se dobbiamo competere con Russia e Cina e se, come sembra, a Trump non interessano i valori delle emissioni», Giovanni Tria chiede apertamente: «Nella transizione ecologica ci crediamo o no?». E aggiunge: «Occorre produrre cose diverse in modi diversi, aprendo nuovi mercati internazionali, con una concorrenza globale che in realtà sta avendo come conseguenza il protezionismo dei mercati e conflitti non solo economici ». Dal canto suo Roberto Vavassori sottolinea: «Il dazio è il dito e non la Luna, la verità è che ci sono due sistemi ideologici e di governo contrapposti all’altro, da una parte gli Stati Uniti con l’Europa portatrice di valori, dall’altra la Cina che ha l’ambizione di opporsi a questo sistema e conquistare il mondo». Seppur tasse e oscillazioni di export e import colpiscano tutti i settori indistintamente è negli equilibri dell’automotive che le tendenze diventano più evidenti e preoccupanti rispetto alle loro ricadute sull’economia reale. Vavassori ricorda: «Oggi la Cina produce 27 milioni di veicoli, gli Stati Uniti 15 milioni, l’Europa 17 milioni registrando un calo costante ». Paolo Poma aggiunge: «Se è vero che la crisi dell’automotive tedesco inizia nel 2015, è un dato di fatto che la Germania ha potuto sopravvivere per molti anni vendendo un’auto su tre in Cina e compensando così il calo di produttività in patria, oggi non è più possibile». Osservando questo panorama non resta che trovare soluzioni e «negoziare» diventa la prima azione da compiere. «Lo dovrà fare il governo, non gli imprenditori» chiarisce Visentin; «Occorre negoziare anche per attrarre capitali, investimenti cinesi in Europa così come la Cina ha attratto gli investimenti americani anni fa» suggerisce Tria; mentre Vavassori sottolinea: «L’Europa è fondamentale per i processi di cui stiamo parlando». Nel frattempo Paolo Poma torna sulla parallela necessità di recuperare velocemente il gap tecnologico: «Le aziende devono lavorare sulle competenze e sfruttare le nuove tecnologie come l’Intelligenza Artificiale per il recupero di competitività» e Tria conclude: «Se manteniamo apertala cooperazione tecnologica e scientifica il gap si recupera più velocemente».

[contenuto_news]

Articoli recenti