L’Eco di Bergamo / di Lucia Ferrajoli
Città Impresa. Genovesi (Fillea): i giovani vanno motivati. Scaglia (Confindustria): non mancano solo i tecnici, Mazzoleni (Camera di commercio): fondamentale nei prossimi mesi la questione del mercato del lavoro.
Salari bassi e sottoinquadramento giocano un ruolo decisivo nel mancato incontro fra domanda e offerta sul mercato del lavoro. Che il cosiddetto «mismatch» non sia solo una questione di competenze lo ha detto senza mezzi termini Alessandro Genovesi, segretario generale di Fillea Cgil, ieri all’apertura nella Sala Mosaico dell’ex Borsa Merci dell’edizione 2021 del festival Bergamo Città Impresa, che fino a domani farà il punto sulla transizione in atto per il mondo dell’economia e delle aziende. «Bisogna affrontare il problema della carenza di personale avendo chiare tre questioni – ha evidenziato il sindacalista difronte a una platea composta prevalentemente da giovani -. La prima è che una parte del lavoro sarà sostituita dalla tecnologia: se andiamo sui cantieri delle grandi opere è più facile trovare un operaio con il tablet in mano invece che con la cazzuola. La seconda: l’Italia è in ritardo sulla formazione professionale e tecnica per via di un’idea dura a morire secondo la quale solo i licei danno una buona preparazione». Ma il nodo vero, secondo Genovesi, è che le imprese «hanno smesso di costruire percorsi di carriera e di salario. Per attrarre i giovani bisogna anche motivarli: un giovane preferisce stare alla finestra o continuare a studiare se gli vengono offerte poche centinaia di euro al mese per un contratto a tempo determinato».
Nonostante la forte domanda da parte delle imprese, a Bergamo il 37% delle richieste di lavoro resta inevaso per la mancanza di candidati o per profili inadeguati. Sul territorio provinciale il tasso di attività è dell’80% per gli uomini, mentre per le donne si ferma al 56%, 8 punti al di sotto del dato lombardo, che si attesta al 64%. «Mancano figure tecniche – ha sottolineato Scaglia – ma anche lavoratori meno qualificati e c’è carenza anche di soft skills come la capacità di lavorare in gruppo. Il “mismatch” non è solo qualitativo, ma anche quantitativo, ed è destinato ad aggravarsi nei prossimi anni per la crisi demografica in atto: nei prossimi dieci anni in Lombardia mancheranno quasi 350 mila persone tra 18 e 65 anni. Per sopperire a questa carenza o bisognerà riuscire a incrementare il tasso di attività, in particolare quello femminile, oppure avremo la necessità di importare manodopera dall’estero per sostenere le attività produttive».
Proprio per aiutare l’incontro di domanda e offerta, Confindustria Bergamo e l’associazione Diakonia della Caritas diocesana hanno avviato il progetto #Focus che, ha spiegato Scaglia, “cerca di capire le cause di non occupabilità e rimuoverle con un lavoro quasi personalizzato».
Anche per il presidente della Camera di Commercio di Bergamo, Carlo Mazzoleni, «uno dei passaggi fondamentali dei prossimi mesi sarà sul mercato del lavoro, perché la pandemia ha ridotto le possibilità di accesso, soprattutto per i giovani». Aprendo i lavori di Bergamo Città Impresa Mazzoleni ha sottolineato la necessità delle riforme, in primis quella della pubblica amministrazione, e l’urgenza di un adeguamento delle infrastrutture, sia fisiche sia virtuali, per non frenare la competitività delle imprese, ma ha anche ricordato «tre temi cruciali su cui è coinvolta la Camera di Commercio: innovazione tecnologica, attrattività del territorio e alternanza scuola-lavoro». I problemi sul tavolo – insieme al «mismatch», la carenza delle materie prime, i rincari dell’energia e l’aumento dell’inflazione – non smorzano l’ottimismo per la ripresa in corso. «Per l’Eurozona il rimbalzo nel 2021 è stimato al 5,1% – ha rimarcato Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo – e i livelli pre-crisi saranno recuperati già alla fine di quest’anno. L’Italia ha fatto anche meglio della media dell’Eurozona (6,2%) e la crescita continuerà anche nel 2022 (4%) e nel 2023 (2,4%)».