Il Giornale di Vicenza / di Piero Erle
Cara Germania, quanto conti per il Veneto. È stata un’indagine di banca Intesa presentata a Vicenza per l’incontro “Quanto valgono le aziende tedesche in Italia e nel Nordest” – evento del Festival Città Impresa – a chiarire a suon di numeri quanto i rapporti con Berlino valgano per noi.
«Spesso – spiega Fabrizio Guelpa della direzione Studi e ricerche di Intesa San Paolo, che ha curato l’indagine – si guarda alle relazioni di import-export: la Germania compra moltissime componenti dall’Italia, ad esempio per l’automotive e voi vicentini avete il distretto della concia di Arzignano che è un grande esportatore di componenti in pelle per le macchine di lusso. Quello però che abbiamo fatto vedere con questo studio è che c’è anche una presenza diretta della Germania nel nostro Paese». E i numeri sono notevolissimi. I tedeschi sono il 3° investitore assoluto in Italia, dopo Usa e Francia: «Parliamo – sottolinea Guelpa – di 1900 aziende, 168 mila persone occupate e 72 miliardi di fatturato, cifre di grande rilievo».
IL PESO DEL VENETO. È la Lombardia a fare la parte del leone, ma il Veneto gode di un record tutto suo: il Veneto infatti genera il 18% (13 mld) del fatturato sviluppato dai tedeschi in Italia, ed è la cifra record perché per gli Usa viceversa noi “contiamo” solo per il 3,2% e per la Francia per il 2,8%. Anzi, la Germania genera una percentuale maggiore di quanto non accada per la stessa Italia: il 18% – certifica lo studio di Intesa – «è superiore al dato italiano e delle multinazionali degli altri Paesi». La presenza tedesca poi ha qui dei veri campioni come Volkswagen e Porsche (vedi box) ma conta moltissimo anche in altri settori industriali e non solo nell’auto: «Le imprese tedesche – sottolinea Guelpa – incidono per il 9% del fatturato globale del settore chimico, e per il 6% di quello farmaceutico. In sostanza, alcuni nostri settori industriali sono fortemente tedeschi, anche perché sono intervenuti a sostenere aziende che altrimenti non ci sarebbero di più».
PRODUTTIVITÀ. Come detto, le imprese tedesche in Germania danno lavoro qui in Italia a 168 mila persone (grazie soprattutto alla distribuzione, ad esempio col colosso Lidl), con risultati validissimi visto che (vedi grafico) il valore aggiunto per addetto è di 464 mila euro contro i 48 mila di media del totale delle imprese italiane. «Per i tedeschi – ribadisce Guelpa – c’è grossa presenza manifatturiera, ad esempio nella meccanica, perché poi riescono a fare valere le loro capacità commerciali e vendere in giro per il mondo quello che producono qui. Più vendono, poi, più creano altra occupazione mettendo assieme profitti e crescita, ed è un vantaggio anche per il fisco italiano che incassa a sua volta le imposte sulla produzione fatta qui». Spesso acquistano aziende anche mantenendo in sella il management italiano: «Qui comprano competenze, conoscono bene il valore di addetti e manager». Lo studio di Intesa infine fotografa i fatturati oggi di aziende esistenti, ma la tendenza che si intravede è a una crescita di presenza tedesca tramite nuove acquisizioni. Il legame è sempre più stretto.