Il Mattino di Padova / di Luigi Dell’Olio
Le imprese del Triveneto fin qui sono state molto prudenti nell’approcciare il business con la Cina.
È importante che accelerino su questo fronte per non perdere le opportunità di un mercato che resta ad alto tasso di crescita (per quanto in leggero rallentamento rispetto al passato) e che guarda con grande interesse al territorio nordestino.
È il messaggio che lancerà domani Gregorio De Felice, capo economista e responsabile della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che interverrà a Vicenza, nell’ambito dell’evento Festival Città Impresa, in un convegno intitolato: “Le prospettive economiche della Cina e i riflessi per il Nordest”.Nell’occasione presenterà uno studio dal quale emerge che l’Italia le esportazioni verso Pechino valgono il 3,3% del totale contro il 10,6% degli Usa e il 7,1% della Germania. E il Veneto fa anche peggio, fermandosi al 2,7%.
«In parte il freno è di tipo culturale, ma un peso lo riveste anche il fatto che conquistare il mercato cinese richiede investimenti di un certo rilievo, mentre la stragrande maggioranza delle imprese locali rientra nel novero delle piccole o piccolissime imprese», spiega. L’esperto non tira in ballo le specializzazioni produttive, anzi segnala come i distretti, dalla termomeccanica scaligera alla meccanica strumentale di Vicenza, all’occhialeria di Belluno facciano registrare un’incidenza ben superiore alla media. Merito della capacità di fare sistema, unendo le forze senza soffocare le specificità di ciascuna azienda, che altrove è raro trovare. Invita inoltre a non guardare con timore al gigante asiatico, anche se questo può scontentare qualche partner storico dell’Italia. «Non mi occupo degli aspetti politici, mentre dal punto di vista del business posso dire che il nostro Paese deve seguire i propri interessi», sottolinea. «Un corretto rapporto con la Cina basato su condizioni di reciprocità può rappresentare una grandissima opportunità per l’economia italiana», aggiunge.
Piuttosto l’attenzione dovrebbe essere posta sui fattori che fin qui hanno frenato gli investimenti nella Penisola, rispetto a quelli che il Dragone. «Il discorso vale per tutti gli investimenti internazionali. Servono un impegno del legislatore a garantire regole certe e tendenzialmente stabili nel tempo, minore burocrazia e una giustizia più veloce», sottolinea. «Quanto al pubblico, è fondamentale un maggiore impegno per ammodernare le infrastrutture della Penisola. Tra il 2007 e il 2017 gli investimenti pubblici nel settore sono calati del 35% nel nostro Paese, mentre in Germania sono cresciuti del 30%». L’auspicio è che l’annunciato decreto Sblocca Cantieri «veda presto la luce e riesca a incidere sui ritmi di attività economica. Dobbiamo liberare le energie dei territori per intercettare la crescita dove si produce».