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Storia del Reddito di Cittadinanza: sicura fino ad oggi, incerta per il futuro

L’Eco di Bergamo / di Luca Barachetti

Assistenzialista, solidale, efficace ma non del tutto: i pareri sul RdC – che ha assegnato un sussidio a più di 3,5 milioni di persone – sono differenti. Nella Finanziaria di prossima approvazione restrizioni, più controlli e addio navigator.

Se n’è parlato sabato 13 novembre al Festival Citta Impresa con il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico.

Secondo le stime dell’Istat rese note lo scorso giugno, sono 5,6 milioni i poveri assoluti in Italia, per un totale di oltre 2 milioni di famiglie (con un’incidenza del 7,7%). Rispetto al 2019, cioè prima della pandemia, l’indagine Istat registra un incremento di oltre un milione di poveri assoluti. A ciò si aggiungono 2,6 milioni di famiglie in povertà relativa , che sommate ai dati precedenti danno circa 12 milioni di persone in situazione di disagio più o meno intenso.

È tale il contesto in cui si inserisce il Reddito di Cittadinanza (da questo momento RdC) e la Pensione di Cittadinanza (da questo momento PdC), introdotte nel 2019 come misura di contrasto alla povertà dal Governo Conte 1, “un sostegno economico – come si legge sul sito INPS – finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale”. Stando ai dati dell’Osservatorio INPS rilasciati lo scorso 26 ottobre, nei primi nove mesi del 2021 (da gennaio a settembre), le famiglie beneficiari di almeno una mensilità di RdC/PdC sono 1.686.416 per un totale di 3.790.744 di persone coinvolte. Il beneficio è stato revocato a 89.956 nuclei, mentre sono decaduti dal diritto 243.845 nuclei. L’importo medio erogato è di 546 euro (578 euro per i beneficiari di reddito e 271 per chi ha la pensione).

Sono dati che illustrano la situazione di un provvedimento che fin dai primi tempi ha subito una narrazione negativa da una buona parte dei media e dall’opposizione politica (ma non solo): il RdC come un incentivo assistenzialista, che induce i meno fortunati “a stare sul divano”, e non come una misura che sarebbe necessaria per molte più persone di quelle che fino a oggi ne hanno beneficiato (oltre 5 milioni di poveri assoluti contro poco più di 3,5 milioni di beneficiari). Come ha scritto su Repubblica l’economista Tito Boeri , è “infondata la tesi per cui il sostegno disincentiva la ricerca di impiego. Pochi dei beneficiari sono occupabili. Il sussidio va riformato, separandolo dalle politiche attive, e poi allargato a tutti i poveri”.

L’associazione, poco realistica e un bel po’ faziosa, è che il RdC renda difficile la ricerca di personale – quando il problema probabilmente riguarda il mismatch (ovvero la difficoltà di dialogo fra istruzione e aziende)e la questione salari. In questo senso negli ultimi giorni hanno fatto scalpore le uscite del cuoco Gianfranco Vissani e del collega Alessandro Borghese, che si sono lamentati di non trovare personale per i loro ristoranti e nemmeno persone disposte a sacrificarsi. I dati invece dicono esattamente il contrario: il RdC non disincentiva la ricerca di lavoro, anche perché spesso in ballo c’è la possibilità (fisica, psicologica, etc.) di lavorare. Lo spiega la cosiddetta Commissione Saraceno voluta lo scorso marzo dal Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ha presentato proprio nei giorni scorsi un piano di miglioramento del RdC.

Le 10 proposte della Commissione Saraceno
Il RdC è sicuramente perfettibile. Negli scorsi mesi la critica più frequente riguardava le difficoltà nel trovare un posto di lavoro a causa del percorso di tutela e formazione previsto dal Reddito. In soldoni: io Stato cerco di sostenerti, tu cittadino accetti dei corsi di formazione come trampolino per poter rispondere alla chiamata delle aziende attraverso i navigator (e hai due possibilità di rifiuto di ciò che ti viene proposto, alla terza il RdC decade). Una critica legittima, ma che non tiene conto, come accennavamo sopra, del grado di “occupabilità” delle persone che hanno diritto al sostegno, spesso donne e uomini con problemi fisici, psichici o dipendenze – più centrata è la critica alla questione dei “furbetti” che riescono a infilarsi fra le maglie dei regolamenti e ottengono il RdC, pur non avendone diritto: sono una minoranza, tanti sono stati scoperti, ma si può fare di più.

La Commissione presieduta dalla sociologa Chiara Saraceno, tuttavia, va ben oltre questa criticità e propone 10 idee per rendere più solidale (ad esempio verso le famiglie numerose) ed efficace il RdC, affrontando, sì, il nodo ricerca lavoro ma anche altre questioni che potrebbero poi diventare emendamenti alla Finanziaria. Le proposte vengono elencate da Il Sole 24 ore: “dimezzare il periodo di residenza in Italia necessario per ricevere il Reddito di Cittadinanza da 10 a 5 anni. Introdurre un meccanismo di accesso e di riconoscimento dell’importo per l’affitto che non sia più penalizzante per le famiglie numerose, rispetto ai single. Consentire il cumulo tra il RdC e una percentuale significativa del reddito da lavoro, per renderne conveniente la ricerca. Considerare, almeno temporaneamente, congrui non solo contratti di lavoro che abbiano una durata minima di 3 mesi, ma anche contratti per un tempo più breve (almeno di 1 mese) per incoraggiare persone spesso molto distanti dal mercato del lavoro ad attivarsi. Abolire l’obbligo di spendere l’intero contributo economico entro la mensilità successiva”.

Proposte che vanno in una direzione decisamente diversa da quella prospettata nella Legge di Bilancio dal Governo Draghi, tanto che Saraceno, nel presentare in conferenza stampa i risultati della Commissione, non ha tralasciato di criticare il Governo: “Ci sarebbe piaciuto che fossero state prese in considerazione le nostre proposte e soprattutto i nostri dati. Quella in manovra, invece, non è una riforma. Sono stati solo irrigiditi ulteriormente i controlli e le condizioni di accesso”.

Cosa prevede la Legge di Bilancio
Prima di illustrare le restrizioni incluse nella Legge di Bilancio del Governo Draghi va fatta una premessa. Il premier ha annunciato che quella che un tempo si chiamava Finanziaria è stata approvata in Consiglio dei Ministri il 28 ottobre (notizia del 9 novembre), quando il termine ultimo, per legge, sarebbe il 20 ottobre – ma è quasi un’abitudine degli ultimi governi arrivare lunghi rispetto a questa data. Rimane però un mistero la sua composizione: non la conosce il Parlamento, le Commissioni, dal 28 ottobre è scomparsa, “rifugiatasi” al Ministero del Tesoro per un continuo lavoro di riscrittura che ha partorito una nuova bozza (quasi definitiva) uscita due mattine fa, con 219 articoli contro i 185 della versione del 28 ottobre.

Tutto questo per dire che, nel raccontare ciò che prevede la Legge di Bilancio per il RdC, bisogna tenere conto del contesto “fluido” in cui la si sta costruendo. In poche parole: ora elenchiamo alcuni dei provvedimenti previsti, ma potrebbero mutare ancora nelle prossime ore.

La Legge di Bilancio prevede diverse restrizioni per chi ha diritto al RdC e qualche vantaggio in più per le aziende e le agenzie interinali che li potrebbero assumere. Per cominciare sarà sufficiente rifiutare due offerte di lavoro per perdere il sussidio. La seconda offerta, peraltro, non avrà la limitazione, già ampia, della distanza casa-lavoro (80 km o 100 minuti con mezzi pubblici) prevista per la prima proposta, considerata congrua. E ancora: in conseguenza al primo rifiuto l’importo erogato verrà diminuito di 5 euro al mese dal sesto mese ed entro la soglia minima di 300 euro mensili, o in alternativa fino alla sottoscrizione di un contratto di lavoro. Viene tenuto in considerazione anche un allargamento alle offerte di lavoro di 3 mesi, che potrebbero incentivare le aziende ad assumere (in ciò la Finanziaria segue i suggerimenti della Commissione Saraceno, che addirittura include anche i contratti di 1 mese per introdurre le persone nel mercato del lavoro).

Una sanzione, poi, verrebbe imposta ai beneficiari che si rendono irreperibili ai centri per l’impiego o ai comuni (non si sa ancora se sarà una vera e propria multa o toccherà l’erogazione del Reddito). Al contempo però il cambio di residenza non dovrebbe essere comunicato all’INPS, ma basta cambiare il nome sul citofono. Ad oggi, inoltre, chi riceve il sussidio e vuole impugnare eventuali decurtazioni, revoche o decadenze che ritiene infondate non ha un interlocutore a cui appellarsi. Risulta così una falla nello stato di diritto, per il quale è sempre garantita al cittadino la possibilità di difesa dinanzi ad un’autorità giurisdizionale o amministrativa. Da risolvere anche la questione delle famiglie numerose, come suggerito dalla Commissione Saraceno, mentre si pensa di ridurre dall’80 al 60% l’aliquota che grava sui beneficiari del reddito che hanno trovato lavoro, anche perché, secondo il Governo, una tassazione così pesante frena i beneficiari a cercarsi un’occupazione.

La Finanziaria prevede inoltre un rafforzamento dei controlli dell’INPS per scovare eventuali “furbetti”, in particolare sui requisiti patrimoniali dichiarati nella richiesta di sussidio e i beni posseduti all’estero. Viene anche aggiunto 1 miliardo agli 8 già stanziati per l’assegnazione del Reddito e abbassato il numero di percettori residenti che un comune può utilizzare nei Puc, cioè i Progetti utili alla collettività (come il verde pubblico) in cui le amministrazioni possono impiegare a titolo gratuito chi riceve il sussidio ed è ritenuto occupabile.

Infine vengono tagliati 2500 navigator , ovvero quelle persone che sono state formate per fare da tramite fra il beneficiario e l’azienda. Il loro contratto scade a dicembre e non verrà prorogato, a fronte delle difficoltà in cui versano i Centri per l’impiego. I navigator verranno sostituiti dalle agenzie private, a cui andrà il 20% del beneficio percepito dal neo-lavoratore – problema: secondo gli esperti le agenzie interinali non si occupano di figure come quelle incluse nel RdC, che hanno profili molto bassi.

Questa è la situazione – chiara fino ad oggi, ancora da precisare per il futuro – del Reddito di Cittadinanza, che è stato discusso nell’incontro “Reddito di Cittadinanza, i pro e i contro” di sabato 13 novembre (ore 10-11.15) presso il Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo per il Festival Città Impresa. Sono intervenuti Veronica De Romanis, docente di European Economics alla Luiss e alla Stanford University (Firenze) e Pasquale Tridico, presidente dell’INPS.

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